Sunday, December 24, 2006

L’Amante e il Culto del Cargo

Un giorno lui lascerà la moglie e vi sposerà e vivrete felici e contenti.
Un giorno il grande uccello scenderà dal cielo e porterà doni per tutti e nessuno soffrirà più la fame o le malattie.
Un giorno verranno le Navi e ci porteranno nella terra dell’abbondanza.
Nel frattempo noi abbattiamo tutti gli alberi della nostra isola e invece di coltivare la terra utilizziamo tutti gli uomini abili al lavoro per costruire e trasportare enormi statue di pietra che guardano il mare.
Benvenute sull’Isola di Pasqua.
Gli abitanti dell’Isola di Pasqua hanno consumato tutte le risorse che avevano a disposizione in un sogno assurdo di redenzione che non si avverato. Poi, gli abitanti dell’Isola di Pasqua, si sono estinti, letteralmente. Quando sbarcarono i primi Europei non ce n’erano rimasti che 200, affamati e malnutriti, aggrappati alla loro isoletta in mezzo all’oceano senza nemmeno più un solo albero. Immaginatevi che tristezza.

Quel fenomeno conosciuto in antropologia con il nome “Culto del Cargo” va piano piano scomparendo dalla faccia della terra. Pochi sono ancora i posti così isolati da permetterne la diffusione. Quasi tutti gli indigeni del sud pacifico hanno oramai visto un aereo, e sanno che suddetto aereo invece che gli dei scarica turisti americani bianchi e panzoni e in shorts.

C’è solo un unica categoria nella specie umana che ancora pratica indefessamente tale culto, e sono le Amanti. Nel caso un giovane e brillante e appassionato studente di antropologia decidesse di farne soggetto di tesi di dottorato, illustrerò qui brevemente i punti salienti di tale culto (e se il giovane studente è anche di bella presenza, che mi contatti pure, che gli dò il mio numero di telefono ;) )

Nel Mistress Cargo Cult esiste una condizione mitica e atemporale che si colloca in un punto imprecisato del futuro (remoto) in cui l’Uomo si volterà, ci guarderà negli occhi, e –colto da rivelazione divina- ci chiederà di sposarlo.

A quel punto noi saremo trasportate nella mitica terra dell’abbondanza e del romanticismo, in cui fuori dalla finestra si vedrà per sempre parigi e ci saranno sempre e solo violini e frutta fresca a colazione...

Lo ammetto: ci ho creduto anch’io. Costantemente. Anche mentre facevo le valigie per venire dall’altra parte del mondo borbottando *mai più mai più* e mentre mentalmente pianificavo la mia vita all’equatore in beata solitudine.

Accettate a questo punto un consiglio spassionato: Puttanate.

Lui non lascia la moglie. E-se lo fa- non ci sono violini, ma una ex-moglie che vi odia e che gli nasconde il passaporto così col cavolo che riuscite a vedervi.
Bisogna essere ben attrezzati anche per l’arrivo degli dei. Altrimenti, se vi lasciate cogliere alla sprovvista, sono guai.

Certi organismi sociali hanno una propensione all’estinzione. Gli abitanti dell’isola di Pasqua ne sanno qualcosa. Anche le Amanti appartengono a quella rara specie di creature votate biologicamente a scomparire sepolte dalle macerie dei loro castelli in aria.

Come con le tartarughe marine, che sono un vero mistero dell’evoluzione e un’inno alla stupida crudeltà della natura: la metà delle tartarughine che esce dall’uovo comincia a camminare nella direzione opposta al mare.

Uh, come sono Stupide.

Tuesday, December 19, 2006

Indiana Jones e la fichetta bionda.

Il mio ex-amante mi viene a trovare in Africa. Tra qualche settimana.

Ieri al telefono la conversazione si è svolta più o meno così:
Lui: “Senti, ma io che vaccini mi faccio? Quanti me ne servono, dove andiamo? C’è la malaria dove andiamo? E io come faccio? Devo fare la profilassi? E se poi mi viene la malaria? E se poi mi fa male la profilassi? Etc Etc Etc”

Ci tengo a precisare che non me lo porto nella giungla o nel mezzo della savana a caccia di leoni, che non andiamo a fare un servizio sulla guerra in Darfur, che non navighiamo in fiumi infestati dai coccodrilli.
Andiamo su una stupida, paradisiaca isoletta sulla costa nord, in cui l’unica possibile minaccia è un asino arrabbiato che ti morde o un aragosta che ti pizzica le dita (mmm, forse –tra i vaccini- potevo includere anche la rabbia, non si sa mai....) Giusto per aggiungere un po’ di brivido, potremmo andare a fare un’avventurosissima escursione sulla barriera corallina... che si sa che i coralli tagliano e magari pure ti ferisci...

Io –normalmente- non è che sono Indiana Jones. Però vivere qui fa sì che uno ad un certo punto smetta di preoccuparsi delle stupidaggini. Questo posto ridà la misura delle cose: io sono bianca, ricca, in salute e pure se mi ammalo mi posso permettere le medicine e gli ospedali, e dunque avanti, cosa saranno mai 16 ore di autobus su una mulattiera, la polizia corrotta alle frontiere, gli aereoplani che partono con 7 ore di ritardo, i giubboti antiproiettile e i caschetti blu?

E’ vero: io sono quella che –back home- non riesce a tirare fuori la macchina dal garage e lascia le chiavi al portiere facendo gli occhioni e dicendo “mica me la parcheggia lei, per favore, che io sono 30 minuti che giro a vuoto”...

Però guidare in mezzo alla savana è meraviglioso, e mi fa sentire viva. Mentre girare in tondo a viale Parioli per ore per cercare parcheggio mi fa sentire un’idiota nel posto sbagliato della terra.

L’Uomo arriverà e se la caverà benissimo. Sono sicura che amerà questo posto quanto lo amo io. È solo che adesso io sono Indiana Jones e lui è una di quelle fichette bionde che strillano nel film quando vedono lo scarafaggio.

Però poi si amano, e dunque....

Monday, December 11, 2006

Vertigini

Ecco. Ci siamo date una sistemata. Abbiamo tolto gli sterpi che ci erano rimasti tra i capelli e ci siamo tolte quell’aria un po’selvatica da avventuriero.
Siamo tornate in città, ci siamo fatte una lunga doccia calda.

E poi abbiamo incominciato a rifletterci su, su questa cosa di niente-più-amante-segreta.
I primi giorni è stato come essere un grosso coleottero che va a sbattere sui vetri.
Bzzzzzzzzz bzzzzzzzzz bzzzzzzzzz stunck (vetro) Bzzzzzz bzzzzzzzzz bzzzzzzz stunck stunck. Un pensare ottuso fatto di un sacco di confusione e paure.

Che magari tutto va storto.
Che lui finirà per odiarci.
Che se tutta la storia del karma dovesse risultare vera pagheremo tutto questo con almeno altre mille rincarnazioni in amante infelice.

Poi ieri pomeriggio all’improvviso i pensieri hanno smesso di ronzare nella testa e c’è stato silenzio.
E finalmente ho capito. Ho capito che potevo pensare alle mille cose che fino ad ora avevo accuratamente tenuto lontane dall’immaginazione perchè troppo dolorose e inadatte alle situazione. Ho capito che potevo immaginarmi una vacanza. Il mare. I film al cinema. Le colazioni la domenica mattina.

Ho quasi avuto le vertigini. Come dev’essere per il povero coleottero intrappolato quando qualcuno finalmente gli apre la finestra e vede il prato.

Thursday, December 07, 2006

Coming Out From the Bush

Poi un bel giorno, mentre voi magari ve ne state affaccendate nelle vostre faccende, a migliaia e migliaia di chilometri da dove lo avete lasciato, l’ Uomo vi chiama e vi dice che non siete più la sua amante segreta.

Che tutti quelli che dovevano sapere ora sanno.

Che, in teoria, non dovrete più nascondervi nelle sterpaglie del parco di montemario per fare l’amore, insensibili alla denuncia, alle sbucciature sulle ginocchia (beh, mica c’è il prato all’inglese) e a tutti gli sterpi che vi si infilano tra i capelli e ci vogliono dieci minuti buoni per toglierli tutti.

Ecco. Io mi sento così. Just coming out from the bush. Senza il trucco ed i vestiti adatti, un po’ in disordine con gli sterpi tra i capelli.
E la faccina della sopresa con la boccuccia ad O.

Mistressnomore non è più semplicemente un’aspirazione.

Ma ho però come la sensazione che il difficile debba ancora venire.
Perchè un’amante in un certo senso rimane un’amante tutta la vita. Al massimo con il prefisso ex, che non è proprio una cosa meravigliosa.

Poi magari diventa tante altre cose. Ma quelle bisogna inventarsele tutte daccapo.

Brivido, miei cari lettori. Brividi e suspance. Soprattutto nella mia camera da letto.

Thursday, November 23, 2006

Camera

Ieri mi sono fatta delle foto erotiche da mandare al mio amante.

L’amante infatti ha dei problemi di immaginazione, e non si ricorda più come sono fatta nuda. In ogni caso le foto servono ad evitare che –in ogni caso- mi ricordi peggio di quello che sono, il che sarebbe davvero un grosso problema, visto che già di mio non ho certo il corpo di una fata (ma nemmeno quello di un ippopotamo, per fortuna).

E poi non dimentichiamoci che l’Uomo ha non più di tre neuroni funzionanti di turno in ogni dato momento, e non vorremo certo che –colto da disattenzione- Egli si confonda e imperdonabilmente CI confonda (visto che dopotutto L’Uomo mica sta lì che ci pensa nel suo lettino da scapolo).

Insomma, taken the camera, chiusa bene a chiave la camera (l’altra) da letto, accesa la stufetta perchè nella stagione delle pioggie persino ai tropici fa freddo, mi sono detta *e su bella ora coraggio sii provocante* e poi mi sono anche detta *coraggio dai fai vedere le tette ed allarga quelle gambe e vediamo se la tua fica è dopotutto fotogenica* in quest’ultima versione un po’ più sboccata per vedere se non altro di rompere il ghiaccio...

Sorvolerò a questo punto sul litigio preliminare tra me e l’autoscatto, risoltosi con me che decido che dopotutto posso anche allungare un braccio e scattare da sola (ed al diavolo l’autoscatto impertinente) creando l’illusione di una sorta di venere-di milo-senza-il-braccio-destro-che-tanto-della-venere-nuda-mica-starete-a-contare-le-braccia...

Sorvolerò sul numero di foto venute senza testa o con smorfie orrende o su quelle in cui mi sono lasciata *un po’ troppo andare* e dunque vanno bene per il retro di penthouse... a testimonianza che dopotutto le mie fantasie erotiche di ventenne non sono molto diverse di quelle di quando avevo circa dodici anni e sbirciavo i giornaletti dal giornalaio invece di comprare topolino...

Il risultato di tutto ciò è invece ahimè impubblicabile (anzi, ma chi l’ha detto.. una fichetta piccolina piccolina ve la meritate anche voi, che tanto si sa che fa audience)

ma in generale ho prodotto una serie di foto che a guardarle sembrano le cartoline porno degli anni venti, con queste signorine compassatissime affaccendate davanti allo specchio, nude sì, ma rigorosamente con collana di pelle e capello in ordine, e lo sguardo distratto e distante di quella che tanto passava per caso...

Che invece –e questo almeno dell’Uomo bisogna riconoscerlo- negli ultimi tempi ogni volta che sono stata nuda in sua presenza (praticamente sempre, dunque) non ho fatto altro che fare le facce meravigliose dei molti e lunghi orgasmi, che ahimè, e vi assicuro che ci ho provato, sono irriproducibili, soprattutto se si è lasciate sole, in compagnia dell’autoscatto.

Saturday, November 18, 2006

Una Telefonata

by DOROTHY PARKER


PLEASE, God, let him telephone me now. Dear God, let him call me now. I won't ask anything else of You, truly I won't. It isn't very much to ask. It would be so little to You, God, such a little, little thing. Only let him telephone now. Please, God. Please, please, please.

If I didn't think about it, maybe the telephone might ring. Sometimes it does that. If I could think of something else. If I could think of something else. Knobby if I counted five hundred by fives, it might ring by that time. I'll count slowly. I won't cheat. And if it rings when I get to three hundred, I won't stop; I won't answer it until I get to five hundred. Five, ten, fifteen, twenty, twenty-five, thirty, thirty-five, forty, forty-five, fifty.... Oh, please ring. Please.

This is the last time I'll look at the clock. I will not look at it again. It's ten minutes past seven. He said he would telephone at five o'clock. "I'll call you at five, darling." I think that's where he said "darling." I'm almost sure he said it there. I know he called me "darling" twice, and the other time was when he said good-by. "Good-by, darling." He was busy, and he can't say much in the office, but he called me "darling" twice. He couldn't have minded my calling him up. I know you shouldn't keep telephoning them--I know they don't like that. When you do that they know you are thinking about them and wanting them, and that makes them hate you. But I hadn't talked to him in three days-not in three days. And all I did was ask him how he was; it was just the way anybody might have called him up. He couldn't have minded that. He couldn't have thought I was bothering him. "No, of course you're not," he said. And he said he'd telephone me. He didn't have to say that. I didn't ask him to, truly I didn't. I'm sure I didn't. I don't think he would say he'd telephone me, and then just never do it. Please don't let him do that, God. Please don't.

"I'll call you at five, darling." "Good-by, darling.,' He was busy, and he was in a hurry, and there were people around him, but he called me "darling" twice. That's mine, that's mine. I have that, even if I never see him again. Oh, but that's so little. That isn't enough. Nothing's enough, if I never see him again. Please let me see him again, God. Please, I want him so much. I want him so much. I'll be good, God. I will try to be better, I will, If you will let me see him again. If You will let him telephone me. Oh, let him telephone me now.

Ah, don't let my prayer seem too little to You, God. You sit up there, so white and old, with all the angels about You and the stars slipping by. And I come to You with a prayer about a telephone call. Ah, don't laugh, God. You see, You don't know how it feels. You're so safe, there on Your throne, with the blue swirling under You. Nothing can touch You; no one can twist Your heart in his hands. This is suffering, God, this is bad, bad suffering. Won't You help me? For Your Son's sake, help me. You said You would do whatever was asked of You in His name. Oh, God, in the name of Thine only beloved Son, Jesus Christ, our Lord, let him telephone me now.

I must stop this. I mustn't be this way. Look. Suppose a young man says he'll call a girl up, and then something happens, and he doesn't. That isn't so terrible, is it? Why, it's gong on all over the world, right this minute. Oh, what do I care what's going on all over the world? Why can't that telephone ring? Why can't it, why can't it? Couldn't you ring? Ah, please, couldn't you? You damned, ugly, shiny thing. It would hurt you to ring, wouldn't it? Oh, that would hurt you. Damn you, I'll pull your filthy roots out of the wall, I'll smash your smug black face in little bits. Damn you to hell.

No, no, no. I must stop. I must think about something else. This is what I'll do. I'll put the clock in the other room. Then I can't look at it. If I do have to look at it, then I'll have to walk into the bedroom, and that will be something to do. Maybe, before I look at it again, he will call me. I'll be so sweet to him, if he calls me. If he says he can't see me tonight, I'll say, "Why, that's all right, dear. Why, of course it's all right." I'll be the way I was when I first met him. Then maybe he'll like me again. I was always sweet, at first. Oh, it's so easy to be sweet to people before you love them.

I think he must still like me a little. He couldn't have called me "darling" twice today, if he didn't still like me a little. It isn't all gone, if he still likes me a little; even if it's only a little, little bit. You see, God, if You would just let him telephone me, I wouldn't have to ask You anything more. I would be sweet to him, I would be gay, I would be just the way I used to be, and then he would love me again. And then I would never have to ask You for anything more. Don't You see, God? So won't You please let him telephone me? Won't You please, please, please?

Are You punishing me, God, because I've been bad? Are You angry with me because I did that? Oh, but, God, there are so many bad people --You could not be hard only to me. And it wasn't very bad; it couldn't have been bad. We didn't hurt anybody, God. Things are only bad when they hurt people. We didn't hurt one single soul; You know that. You know it wasn't bad, don't You, God? So won't You let him telephone me now?

Wednesday, November 15, 2006

Personaggi e Interpreti

L’Uomo

L’uomo è uno –dopotutto- normale. A parte condizioni patologiche, gli concederemo almeno il beneficio della “buona fede”. L’uomo è di solito uno che davvero non ci credeva che si sarebbe ritrovato in questa situazione.

L’uomo tenta di farci credere che –per questo- siamo nella stessa barca.

Ora, a parte che la barca più che un biposto è una specie di Arca di Noè che lui ha riempito di animali, ci vuole davvero un bel coraggio nel mettere noi, povere amanti delicate, sulla stessa barca con i rinoceronti e gli elefanti...

L’Uomo –benchè si impegni molto- difficilmente riesce a sfuggire allo stereotipo dello stronzo, celebrato nei secoli da tradizione letteraria ad hoc, from Mr Darcy to Lancillotto, e continuamente rievocato in ogni conversazione che abbia esso per soggetto.

L’Uomo, in questa definizione, è o molto confuso, o bisognoso di tempo per riflettere, o tutte e due le cose insieme. Idealmente, rimarrebbe in questa condizione fino alla maggiore età dei figli (vedi sotto).

L’Amante

L’amante in questo caso è una che davvero non ci si vedeva, a fare l’amante. Come tutte, mi sa. Una che ha sempre pensato che le amanti fossero donne bellissime, procaci, sensualissime, e comunque, oltre la quarantina. Casalinghe annoiate o donne in carriera che si tolgono degli sfizi sessuali e che mai –dico mai- si innamorano davvero.

Comunque mai senza le calze velate di nero, il rossetto rosso, il trucco perfetto, i tacchi alti etcetera. Un incrocio tra Madame de Pompadour e Susy Blady che incede con la colonna sonora di un film di Fellini (Amarcord, possibilmente).

In questa definizione l’amante è una paziente, incredibilmente paziente e che –soprattuto- non ci sta male.

Tutte quelle che non rientrano in questa categoria, sono le Amanti-inadatte, o Amanti-per-dispetto-del-destino, o Amanti-attaccate-perennemente-al filo-del-telefono.

Una categoria clumsy e disadattata senza nemmeno la previdenza sociale o i gruppi di supporto.

La Moglie

Che dire? La prima regola per la sopravvivenza di un’amante è non pensare che lui abbia una moglie, che gli si svegli accanto quando voi siete lontane, che usino lo stesso dentifricio e lo stesso shampoo per i capelli.

La moglie ha i bigodini in testa ed il mattarello, ed aiuta pensare che –dopottutto- la vita matrimoniale in cui è coinvolta sia la trasposizione fedele di una striscia di Carlo & Alice sulla settimana enigmistica.

I Figli

Riposi in pace Mario Merola, e non temano i suoi eredi, che il mondo non lo dimenticherà. Anzi, propongo una cosa: moglie e figli del caro estinto inoltrino una petizione alla SIAE per avere i diritti su ogni volta che un Uomo dice una frase tipo “tu non capisci, io lo faccio solo per mio figlio, io non posso abbandonare mio figlio, mia povera innocente creatura” e stupidaggini del genere.

A parte contribuire alla ricchezza della famiglia Merola, frasi del genere non hanno nessuna utilità, ma nemmeno purtroppo nessuna soluzione.

Immagino che un giorno il figlio in questione dirà “bella papà, stasera non torno, escoconCinthia, prendolamacchinaciao” e forse questo risolverà parzialmente le cose.

Monday, November 06, 2006

Intro

Questo blog è un tentativo di fare di una cosa estremamente privata un cosa invece estremamente pubblica. Consideratelo un esperimento sociale di condivisione ed aggregazione di quanto di più sotterraneo e silenzioso c’è nei rapporti umani.

Un Manifesto Politico delle Amanti.

Un Mistresses Bill of Rights

Avvertenze:

Questo blog è un esperimento pubblico che però tiene alla privacy.

Purtroppo per gli amanti del gossip, ed anche un po’ per me che mi diverteri molto a raccontarvene, dovrà fare a meno di tutti quei succulenti particolari che potrebbero però essere ricondotti a specifiche persone.

Qualora doveste riconoscervi, è solo perchè l’amantità è una delle condizioni umane che ha subito meno alterazioni dai tempi di Antonio e Cleopatra.