Wednesday, December 12, 2007

La vita comune

La vita comune, quella che non avrei voluto mai, è la sveglia che suona alle sei e mezza del mattino per ricordarti che devi prendere il raccordo, che devi fare attenzione quando piove, che non bisogna mai tentare la sorte e prendere un uscita del raccordo a caso che si potrebbe poi essere inghiottiti per esempio da spinaceto e risputati fuori a pezzettini piccoli piccoli solo mesi dopo o forse mai.

La vita comune è il lavoro che per caritá paga le bollette ed alcune altre cose abbastanza utili per sopravvivere ma ti fa a lungo chiedere che cosa ne è delle cose che sognavi di fare e dei posti che sognavi di vedere.

È una cosa che all’incirca ti dice: “guarda che povero amante, incapace di bagnarsi i piedi per prenderti un pesce rosso dalla fontana tra la rabbia di gendarmi e bambinaie.”
Una vita di calzini appaiati e camicie stirate.

Ci manca solo che io cominci a stirare la biancheria.
O che cominci a stirare, punto.

La vita in comune

La vita in comune, quella per cui faticosamente sopporto tutto il resto, è svegliarsi la mattina con miracolosamente tutte le coperte addosso perché qualcuno durante la notte a pensato di ricoprirti, é prendere un aereo in due per Barcellona il giorno del proprio compleanno, è discutere sul colore dell’armadio e fare insieme i regali di Natale.

La vita in comune mi piace. È la vita comune che non va per me per niente bene.
Se qualcuno ha scoperto come avere una ma non l’altra, per favore faccia un fischio.

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